Il divorzio breve diventerà ancora più breve. Così almeno ha
decretato ieri la commissione giustizia di Montecitorio accogliendo emendamenti
al testo in discussione presentati da gruppi politici diversi che però dicevano
tutti la stessa cosa: si potrà divorziare in soli sei mesi, in caso di divorzio
consensuale. Se conflittuale, invece, i mesi diventeranno dodici.
Il testo che ha avuto il via libera
ieri in commissione alla Camera andrà in aula il 26 maggio prossimo. Ed è un
testo ben più liberale di quello unificato che era arrivato per essere
discusso, relatori Luca D’Alessandro di Forza Italia e Alessandra Moretti del
Pd. In questo testo, prima degli emendamenti che sono stati accolti ieri ( e
che sono stati presentati dal Pd, da M5S, dal Psi) si prevedeva che nel caso
della via giudiziale i termini per la richiesta del divorzio fossero di dodici
mesi mentre per la consensuale si scendeva a nove mesi ma soltanto nel caso non
ci fossero in mezzo figli minori. Ieri la svolta.
Non solamente perché si è deciso di
togliere novanta giorni al periodo di attesa per avere un divorzio consensuale,
ma soprattutto perché si è cancellata del tutto la condizione variabile dei figli
minori. Non un dettaglio. Dopo la nuova legge sulla filiazione, i figli sono
figli uguali a tutti gli effetti e in tutte le situazioni. Con questo
inserimento nella legge del divorzio si introduceva di nuovo una discriminante
fra figli nati fuori e dentro il matrimonio. E la commissione ha deciso di dire
di no ad un’introduzione che, tra le altre, avrebbe potuto essere impugnata
come anticostituzionale.
Un’altra modifica al testo unico che era in discussione, meno importante ma da
non sottovalutare, è l’inizio del conteggio del periodo di divorzio. Per
capire: nel testo iniziale si pensava di far partire il conto dal momento del
deposito della modifica. Adesso, invece, si parte dalla data di notifica,
modifica fondamentale nel caso di divorzio giudiziale.
Ancora: ieri è stato stabilito (con
un emendamento presentato da Sandra Zampa del Pd) che una volta entrata in
vigore la legge verrà applicata immediatamente anche ai procedimenti in
corso.
Non si sa quando il testo sarà approvato. «Andrà in aula il 26 maggio e in
commissione c’è stata una larghissima maggioranza agli emendamenti», ha detto
Donatella Ferranti del Pd, presidente della commissione giustizia di
Montecitorio. E ha commentato: «E’ un passo avanti di civiltà giuridica che ci
riallinea agli altri paesi europei».
Oggi in Europa ad avere un divorzio lungo siamo rimasti soltanto noi,
insieme a Polonia, Malta e Irlanda. E dire che era il 1970 quando l’Italia fece
uno scatto in avanti sugli altri paesi approvando una legge sul divorzio
all’epoca all’avanguardia. Ci ricordiamo tutti il referendum che cercò di far
abolire questa legge: era il 1972, era maggio, il 12. L’abolizione della legge
non passò, anche perché furono in tanti pure fra i cattolici che nel segreto
dell’urna misero una croce per mantenere questa. All’epoca ci volevano cinque
anni di attesa dalla separazione per poter ottenere il divorzio. E bisogna
aspettare il 1987 perché questo periodo di tempo scenda a tre anni. Adesso
siamo ad un passo: da tre anni a sei mesi-un anno.
Non è la prima volta che il Parlamento ci prova ad approvare il divorzio breve.
Sono alcuni anni che con formule più o meno simili si tenta di modificare una
legge che, però, fino ad ora non ha mai passato la soglia delle commissioni.
Lunedì 26 maggio il testo che ha unificato tante proposte di legge verrà
presentato in aula alla Camera da Luca D’Alessandro e da Alessandra Moretti.
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